L’acqua, la terra, l’uomo. La frontiera tra Tchad e Centrafrica, due tra i paesi più poveri dell’intero pianeta, è uno dei luoghi del mondo dal quale si comprende meglio come questi tre elementi sono legati e quanto, i primi due, sono determinanti per l’uomo.
In Centrafrica c’è la guerra, una guerra incomprensibile che probabilmente nasconde interessi inconfessabili di gruppi di potere e di lobby economiche che si mantengono nell’ombra, e decine di migliaia di civili sono stati costretti a fuggire, a lasciare le loro case per mettersi al sicuro oltre la frontiera più vicina. E così il Tchad, paese che è circondato da guerre e crisi, ha dovuto ospitare questi fuggiaschi. Decine di migliaia che vanno a gravare sulla vita di altri civili, poveri come loro, che abitano i territori vicino alle frontiere.
Così l’acqua potabile e la terra diventano risorse scarse, risorse per le quali l’uomo può farsi la guerra, può scatenare conflitti che lasciano il segno e che catalizzano ancora una volta interessi incoffessabili. Un circolo vizioso, una spirale maligna che lascia dietro di se una scia di sofferenze.
Percorrendo queste strade salta all’occhio un particolare: molti alberi sono segnati con una croce rossa. A farla sono stati gli uomini dei ministeri del Tchad per proteggere questo territorio da un disboscamento selvaggio che lo renderebbe arido e spoglio.
Ma in questo dipartimento del Tchad, si chiama Gorè, la popolazione è praticamente raddoppiata in meno di dieci anni e continua ad aumentare. Si tratta, appunto, dei fuggiaschi della guerra in Centrafrica che sono poveri, che lasciano tutti i loro averi pur di salvarsi la vita, la loro e quella dei loro figli. Sono talmente poveri che l’unica forma di energia alla quale possono attingere è quella che si ricava dalla legna che serve per cucinare, per scaldare l’acqua essenzialmente. Così in dieci anni la popolazione è enormemente aumentata e gli alberi enormemente diminuiti. E la terra è sempre più povera.
Ecco allora che l’uomo non può lasciare che questo circolo vizioso si continui ad alimentare all’infinito. Significherebbe uccidere questa terra e significherebbe uccidere se stesso. La causa scatenante di tutto questo è la guerra, ovviamente. Ma dire la guerra è troppo generico, bisognerebbe individuare chi c’è dietro e da quali impulsi umani è scatenata. Per fermare un processo bisogna ovviamente individuarne la causa.
Ma bisogna anche mettere in pratica sistemi di vita e di relazioni che implementino le relazioni umani, che inneschino meccanismi di solidarietà invece che avidità.
Comments by Matteo
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