Muhammed Ali’ e’ morto due giorni fa ed ha già ricevuto il tributo di tutto il mondo: da presidenti emeriti e da presidenti in carica, da uomini politici, dello spettacolo, della cultura, dai giornali, dalle televisioni e dalle radio dell’intero pianeta. Tutti ammiratori, tutti completamente sintonizzati sulle sue parole che, ai suoi tempi, irritavano, dividevano, creavano polemiche e risposte stizzite. E’ il destino di gente come Muhammad Alì e Malcom X che col tempo diventano più “digeribili”.
Ma il consenso unanime di oggi è come dire che tutto ciò che denunciava Muhammed Alì è andato a posto. Il mondo è cambiato nel senso che lui voleva, è diventato giusto e comprensivo. Purtroppo io penso che non sia proprio così.
Personalmente la frase che più apprezzo di Muhammad Ali’ è la seguente’: “ io sono l’America che non volete vedere, sono negro, sicuro di me stesso, presuntuoso. E sono il migliore, il più forte”. Mi piace questa frase perché me la immagino pronunciata oggi da tante persone che la nostra società e i nostri politici non vogliono vedere. Persone che sono diverse, di un altro colore e che sono orgogliose di esserlo. E che oggettivamente sono migliori, più forti, con più voglia di vivere.
Oggi ai margini dell’Europa, o dell’America ci sono centinaia di migliaia di persone che non vogliamo vedere, che non hanno diritto di parola, che subiscono soprusi e razzismo nel silenzio. Ci sono anche milioni di persone in continenti più sfortunati della appagata Europa o dell’America, che rischiano di andare a ingrossare queste file di invisibili migranti.
Non hanno un eroe come i neri d’America ebbero in Muhammad Ali. Ma mi piacerebbe vedere oggi un eroe dello sport, un campione del calcio di pelle nera, o slavo, o latinoamericano capace di sfruttare la sua fama, la sua bravura, il fatto di essere un fuoriclasse per rappresentare la sua gente, discriminata e offesa. Capace di insultare, di essere arrogante e provocatorio con tutti coloro che lasciano ai confini schiere di stranieri in condizioni intollerabili, o costruiscono ghetti come le banlieu a Parigi, a Bruxelles o nell’hinterland milanese. E poi, però, si infiammano per un goal, per un record sportivo infranto.
Se ci fosse un eroe così di certo riceverebbe le reazioni irritate, le invettive, le scomiuniche e gli strali di molti di coloro che oggi sono così sintonizzati e in linea con il campione Muhammed Alì.
Comments by Raffaele Masto
Chi siamo
"Grazie Helen. Toglieremo senz'altro la foto"
Chi siamo
"Purtroppo è molto tempo che non visito il Madagascar..."
La Verità ai tempi dell’Informazione Globale
"Gianfranco grazie del tuo commento. Si, sono totalmente..."